Quel diavolo di pollo…

pollo

Il pollo è uno dei demoni dell’alimentazione sia umana che animale. Quasi ogni giorno leggo: il pollo non si può dare ai Barboncini (e tutte le altre razze,ma prese singolarmente come se questo povero volatile ce l’avesse con una in particolare!), il pollo è imbottito di antibiotici, il pollo è allevato in modo intensivo, etc 

Per non parlare di affermazioni diciamo fantasiose come il pollo contiene proteine lunghe che fanno lacrimare, il pollo di per se è allergenico…

Vi spiego perché fare affermazioni di questo tipo non è corretto. 

POLLO E FARMACI

E’ vero che il pollo ha un contenuto maggiore di antibiotici e in generale di farmaci rispetto altri animali di allevamento?

Partiamo dal presupposto che per legge le carni presenti sul mercato (pollo compreso) NON devono contenere residui di farmaci.  Ogni anno si fanno migliaia di campionamento negli allevamenti per valutare che la legge sia seguita. In generale negli ultimi 20 anni solo lo 0,08% dei campioni presentava alcune tracce di farmaci e spesso queste tracce si potevano far risalire a quanto assimilato mangiando vegetali. 

 Ci sono anche degli allevatori che hanno deciso di non trattare mai i propri animali con antibioci e se un allevatore vuole mettere la dicitura “mai trattato con antibiotici” deve seguire il regolamento del Decreto 29/07/2004 del ministero dell’Agricoltura. In questo caso la carne deve essere tracciabile, e controllata con certificazione sia esterna che da parte degli organi statali competenti. 

 Si stima che il 40% delle carni avicole vendute abbia questa dicitura (avete mai controllato?). 

 Ma se un allevamento utilizza farmaci, come è possibile far arrivare le carni in vendita senza residui di essi?

Esistono dei tempi di sospensione del farmaco (stabiliti da regolamenti) per cui l’animale elimina il farmaco. Inoltre dopo il 2006, è stato vietato l’utilizzo di antibiotici come fattori di crescita, in modo da ridurne l’utilizzo e diminuire la diffusione di ceppi batterici resistenti. 

 Tra l’altro l’utilizzo massivo degli antibiotici ha creato resistenze anche tra gli animali, rendendone inefficace l’utilizzo.   

 A seguito della pressione dei consumatori, l’Associazione Unione nazionale avicoltura nel 2015 ha creato un Piano nazionale per l’utilizzo dei farmaci e la lotta all’antibiotico resistenza. Questo Piano è stato messo a punto con il Ministero della Salute e la Società italiana di patologia Aviaria. 

Di conseguenza, dal 2015 si è avuta una riduzione delle sostanze antimicrobiche nel pollo dell’82% e nel tacchino del 64%.  

Anche negli allevamenti intensivi valgono le stesse regole e i farmaci in generale sono utilizzati solo con consenso veterinario (devono esservi dei tracciamenti) e solo quando serve in dosi precise. 

Conclusioni:

  • non è vero che il pollo , soprattutto se allevato in Italia , contiene più farmaci nella carne rispetto altre carni
  • non è vero che non ci sono controlli per l’utilizzo di farmaci e altre sostanze negli allevamenti intensivi
Cosa possiamo fare?
  • Utilizzare carni allevate in Italia
  • Cercare carni certificate di allevamenti che NON usano farmaci (che non coincide con animali allevati a terra o liberi o in modo biologico!!)

Se il vostro cane o il vostro gatto hanno una reazione alla carne di pollo o altro pollame quindi non è perché contengono farmaci ma una intolleranza o allergia alimentare che può avvenire con qualsiasi altra carne!

POLLO E ALLERGIA

Sulla base di vari articoli che si occupano di allergie alimentari nel cane e nel gatto, uno studio del 2016 pubblicato su BMC Veterinaru research indica che le fonti alimentari che più comunemente danno allergie alimentari sono:

Tabella Allergie

Troviamo quindi il bovino al primo posto con un 34% e il pollo al terzo posto con un 15%.

I dati scientifici indicano che il pollo, in generale, non è la fonte alimentare che da più comunemente allergia.

BIBLIOGRAFIA

Il contenuto di questo articolo non può essere copiato, divulgato, modificato o reso accessibile a terzi senza previa autorizzazione firmata da parte di Annalisa Barera, autrice.

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