La taurina è un amminoacido, ovvero uno dei mattoni delle proteine, che viene utilizzato anche in campo umano in integratori e bevande energetiche.
A differenza della maggior parte degli amminoacidi che si legano tra loro in lunghe catene con altri amminoacidi per produrre tutte le proteine necessarie per il normale funzionamento del corpo, la taurina si trova libera in molte cellule / tessuti del corpo così come nella bile, un liquido digestivo prodotto dal fegato e secreto nel tratto intestinale.
Si trova soprattutto nei globuli bianchi, nei muscoli scheletrici, nel cuore e nel sistema nervoso centrale. E’ anche essenziale per la visione e la salute degli occhi.
Ha vari impieghi in campo medico:
- nel trattamento della epilessia
- nelle malattie cardiovascolari
- nella infertilità maschile
- nella ipercolesterolemia
- nella degenerazione maculare
- nel morbo di Alzheimer
- nei disordini epatici.
Viene anche utilizzata per massimizzare lo sviluppo muscolare durante l’allenamento di potenza.
La taurina può anche essere sintetizzata a partire da due amminoacidi precursori: la cisteina e la metionina.
Nell’uomo la taurina viene considerato un amminoacidi condizionatamente essenziale, in quanto può anche essere sintetizzato.
Un utilizzo cronico o eccessivo di integrazioni a base di taurina può avere effetti collaterali: si possono avere ipertensione (con possibile danno ai reni e al cuore ad esempio) e problemi gastrointestinali. Inoltre possono aumentare i sintomi dovuti a psoriasi e malattie simili, con comparsa di prurito, squame e diffusione delle lesioni.
Le fonti principali di taurina sono gli alimenti di origine animale, nei prodotti vegetali(legumi) troviamo invece i precursori (metionina e cisteina), e come vedremo per i nostri amici a 4 zampe non va bene.
Ogni volta che si discute l’argomento della nutrizione felina, la parola “taurina” viene citata, ma perché è così importante?
Per i gatti la taurina è considerata un amminoacido essenziale, quindi non dipendono dalla sua produzione a partire da metionina e cisteina, ma deve essere presente nella loro dieta.
In realtà anche loro possono produrla ma la sintesi avviene tramite un percorso comune ad altri processi fisiologici, quindi non è sufficiente.
Il fabbisogno di taurina è stato studiato anche per i carnivori e in particolare i grandi felini, presenti negli Zoo.
In uno studio del 2007 (ma ne potete trovare molti altri) sono stati analizzati gli alimenti che normalmente si danno ai carnivori degli zoo (in particolare 38 alimenti) per poi valutare se la taurina presente fosse sufficiente. Si è scoperto che non solo alcuni prodotti a base sia di cibo fresco che commerciale non avevano abbastanza taurina, ma che anche il latte artificiale per i cuccioli non era ben equilibrato.
Invece le prede intere e i cibi a base di carne o pesce congelati avevano un apporto adeguato di taurina anche per i grandi felini.
Hanno anche scoperto che negli omogeneizzati di carne per uomo, spesso usati per lo svezzamento, il contenuto di taurina era di molto inferiore a quello consigliato. Pertanto sarebbe meglio evitare di utilizzarlo come cibo base per lunghi periodi senza integratori.
La carenza di taurina può, infatti, avere conseguenze anche gravi.
La prima malattia studiata, da carenza di taurina, è stata la degenerazione retinica centrale. La taurina ha un ruolo essenziale nella struttura dei bastoncelli e dei coni della retina e del tapetum lucidum.
I coni e i bastoncelli convertono la luce in impulsi neuronali che vengono inviati al cervello e convertiti in immagini, mentre il tapetum lucidum riflette la luce all’interno dell’occhio rendendo la vista del gatto ottima anche di notte. Se manca la taurina queste strutture subiscono una degradazione e le lesioni sono irreversibili.
Un altra malattia collegata alla carenza di taurina è la cardiomiopatia dilatativa. La possibile spiegazione è che la taurina presente all’interno delle cellule del muscolo cardiaco aiuta a mantenere la giusta concentrazione di calcio e di altre molecole. Se non vi è abbastanza taurina, il muscolo cardiaco non si contrae in modo normale e si ha una insufficienza cardiaca congestizia. In questo caso il giusto apporto di taurina con integrazione specifica può invertire la patologia, purché sia scoperta nelle prime fasi.
Infine una carenza di taurina può portare a infertilità, scarsa crescita dei cuccioli e disturbi gastrointestinali.
Per i gatti in particolare sono molto a rischio le diete vegane e vegetariane, in quanto la taurina si trova esclusivamente nelle fonti proteiche animali . Nei cibi vegetali anche proteici (legumi ad esempio) non è presente la taurina ma sono presenti i suoi precursori: i carnivori però non riescono a produrre una quantità sufficiente di taurina.
Poichè sino a qualche anno fa non si pensava che la taurina fosse essenziale per il cane, molti mangimi sono carenti sia di taurina che dei suoi precursori, soprattutto i mangimi per diete restrittive.
Nel luglio 2018, la Food and Drug Administration ha messo in guardia su una possibile relazione tra cardiomiopatia dilatativa (DCM) nei cani e il consumo di cibo per cani formulato con patate e ingredienti a base di legumi. I legumi vengono utilizzati da 20 anni circa per inserire una fonte proteica economica nel mangime. A quanto pare quando si sono formulate le ricette di questi alimenti, i nutrizionisti non hanno tenuto conto dei molteplici fattori come digeribilità, biodisponibilità, altri nutrienti, degradazione dovuta alla cottura, che possono diminuire di fatto la disponibilità di taurina e dei suoi precursori in questi alimenti.
In un lavoro del 2003 la carenza di taurina è stata studiata in diete commerciali a base di agnello e riso per cani. Si è ipotizzato che la scarsa digeribilità della farina di agnello utilizzata potesse limitare la disponibilità degli ammininoacidi che il cane può utilizzare per sintetizzare la taurina (metionina e cisteina) o che vi fosse un aumento della degradazione della taurina nell’intestino.
Ma perché anche in un cibo completo può esservi una carenza di taurina?
Innanzitutto dipende dalle fonti proteiche utilizzate: se vengono utilizzate proteine vegetali o idrolizzati da piume o setole, sia la taurina che gli amminoacidi precursori possono essere carenti.
Il punto fondamentale è che la taurina si perde durante la cottura.
Come si può vedere da questa tabella, in cui la taurina è espressa come mg/kg per peso fresco dell’alimento, quando si cuoce utilizzando la bollitura la concentrazione di taurina precipita.
Questo perché la taurina è solubile in acqua: quando facciamo bollire, la taurina passa dai tessuti al “brodo”
Ma quali sono i valori di taurina minimi negli alimenti commerciali per cane e per il gatto?
Dalle schede FEDIAF del 2018 troviamo:
CANE:
non vi sono valori riferibili alla taurina, nonostante si sia recepita l’importanza della sua presenza nel cibo commerciale.
Metionina + cisteina: 0,88g/100g di SS
GATTO:
taurina nel cibo secco: 0,13g/100g di SS
taurina nel cibo umido: 0,27g/100g di SS
Metionina + cisteina: 0,45 g/100g di SS
Considerando le dosi di taurina richieste per il gatto, è necessario utilizzare prodotti di origine animale che abbiano almeno 0,27g/ kg su SS di taurina, ad esempio: carne di pollame (0,35g/kg ) , fegatini e cuori di pollo (0,5g/kg), uovo (0,6g /kg). In tutti gli alimenti di origine animale, la concentrazione è mediamente alta e con una dieta varia ed equilibrata l’apporto di taurina nei vari giorni risulta sufficiente alle esigenze nutrizionali dei nostri animali. In ogni caso ciò è vero se si da cibo crudo o leggermente scottato.
Queste concentrazioni dovrebbero andare bene anche per il cane, considerando che le sue esigenze dovrebbero essere più restrittive.
BIBLIOGRAFIA
- https://fediaf.org/self-regulation/nutrition.html#guidelines
- Hedberg, Gail E., Ellen S. Dierenfeld, e Quinton R. Rogers. «Taurine and Zoo Felids: Considerations of Dietary and Biological Tissue Concentrations». Zoo Biology 26, n. 6 (2007): 517–31. .
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- Tôrres, C. L., R. C. Backus, A. J. Fascetti, e Q. R. Rogers. «Taurine Status in Normal Dogs Fed a Commercial Diet Associated with Taurine Deficiency and Dilated Cardiomyopathy». Journal of Animal Physiology and Animal Nutrition 87, n. 9–10 (ottobre 2003): 359–72.Il contenuto di questo articolo non può essere copiato, divulgato, modificato o reso accessibile a terzi senza previa autorizzazione firmata da parte di Annalisa Barera, autrice.