
Il gatto ci percepisce utilizzando tutti i sensi per creare una immagine “sensoriale” delle persone con cui interagisce.
Nei nostri confronti si comporta in vari modi che dipendono anche dal suo carattere di base: o come un figlio con la mamma (soprattutto i maschi) o da pari (soprattutto le femmine), anche se a volte noi proprietari abbiamo la sensazione di essere considerati dei gatti grossi ma un po’ sempliciotti. Come quando ci guardano con espressione un po’ snob!

Anche se nel caso dei gatti più che di addomesticazione si parla di convivenza, il gatto ha comunque sviluppato una serie di comportamenti peculiari per comunicare e interagire con noi. Come vedremo alcuni di questi comportamenti non si trovano nei felini selvatici, gatti compresi.
Ecco perché dire che il gatto non ci considera, non ha empatia e altre sciocchezze, è sbagliato: la realtà è che non conosciamo il gatto e lo paragoniamo al cane, senza tenere conto delle particolarità della specie.
Vista
Il gatto è miope e ha una visione di circa 10 volte inferiore ad una persona. Non è vero che vede di notte ma vede molto bene nel crepuscolo grazie ad uno strato che riflette la luce sul fondo della retina. Invece nel buio completo, non ci vede, proprio come noi.
Non ha bisogno in effetti di una vista acuta, perché è molto bravo a captare i movimenti e a calcolare la distanza per saltare sulla preda. La sensibilità al movimento deriva da una particolare struttura della retina, mentre la posizione degli occhi, frontale, e le vibrisse, gli permettono invece di calcolare la posizione della preda.
Se ci fate caso, i carnivori hanno gli occhi sulla parte frontale del muso, per controllare la posizione e la distanza della preda mentre le prede (erbivori e alcuni onnivori) hanno gli occhi più spostati lateralmente, per avere una visione ampia anche ai lati e captare l’avvicinarsi del predatore da qualunque parte arrivi.

Per queste considerazioni, è improbabile che il gatto ci riconosca dai tratti del nostro viso o dal nostro corpo. Infatti se cambiamo qualcosa nel nostro aspetto, non se ne preoccupa.
E’ probabile invece che possa riconoscere anche da lontano alcuni comportamenti e movimenti tipici di ognuno di noi.
Pur non vedendoci bene, il gatto sembra aver capito che il viso è comunque importante per la comunicazione. Se ad esempio gli strizziamo gli occhi (segnale di amicizia, affetto, etc), ci ricambia e se parliamo o se lui miagola in risposta ci guarda in faccia. Probabilmente si rivolge alla parte del nostro corpo da cui escono normalmente i suoni.
Udito
Gli esseri umani e i gatti condividono lo stesso livello di udito a circa 20 Hz, ma la differenza nei limiti del suono ad alta frequenza è enorme. Gli esseri umani possono sentire frequenze fino a 20.000 Hz, i cani circa 45.000 Hz, e i gatti fino a 64.000 Hz.
Per captare meglio il suono e la direzione da cui arriva il gatto sposta la testa e le orecchie: il padiglione auricolare è comandato da 27 muscoli e può ruotare di 180 gradi per scansionare l’ambiente. Non solo possono sentire suoni che sia noi che i cani non possiamo sentire, ma possono determinare la direzione da dove proviene il suono valutando la distanza tra partenza e arrivo con l’intensità del suono ricevuto dalle due orecchie.
Per capire meglio, se volete calcolare a quale distanza è un temporale, in un certo momento dovete contare i secondi tra quando vedete il lampo a quando sentite il tuono, e considerato che il suono viaggia a circa 330 m/secondo potete calcolare la distanza tra voi e il fulmine.
Se sentite il tuono dopo 10 secondi, il fulmine e quindi il temporale sarà a 3,30km.
Il gatto fa qualcosa del genere ma basandosi sulla intensità del suono che arriva tra un orecchio e l’altro e può distinguere suoni distanti tra loro solo 7cm.
Il gatto percepisce quando parliamo o facciamo dei versi e lui stesso vocalizza con noi con suoni udibili. I gatti e i felini selvatici non miagolano da adulti, lo fanno solo i giovanissimi e invece il gatto domestico miagola anche da adulto. Il miagolio non è molto articolato e i vari suoi dipendono in realtà dalla posizione della bocca:
- se la bocca è chiusa fa dei mormorii, bisbigli e fusa
- se la bocca è aperta urla, soffia ed emette suoni forti
- se apre e poi chiude la bocca uscirà il miagolio
- se la tiene socchiusa e sbatte i denti esce un verso particolare che il gatto utilizza quando sta osservando qualcosa di molto interessante (una possibile preda di solito) e viene di solito accompagnato da scatti veloci della coda.

Le vocalizzazioni anche se non sono molto articolate, esprimono però delle informazioni soprattutto emotive: stress, piacere, rabbia, e tutti i sentimenti hanno un verso o più versi specifici.
Ad esempio, le emozioni piacevoli si accompagnano a produzioni di suoni con la parte anteriore della bocca che rimane chiusa o semichiusa: il classimo mew o miew
Le emozioni sgradevoli invece si esprimono con la parte posteriore della bocca, con la gola, e sono versi più gutturali come il miaoooooo con le vocali chiuse.
Il volume della vocalizzazione può indicare l’intensità della sensazione provata.
Vi sono naturalmente molte combinazioni e alcune specie vocalizzano maggiormente di altre: i felini più chiacchieroni sono il Siamese, l’ Ocicat, il Bobtail americano, l’Orientale, il Bengala e il Birmano.
Inoltre le normali vocalizzazioni usate tra madre e figli, che i gatti utilizzano con noi umani, hanno subito l’influenza del rapporto uomo gatto: ad esempio vi è un verso veloce, lieve, una specie di “prr” con vibrazione che può essere associato ad un punto di domanda. E che non sembra presente in Natura.
Le fusa sono un tipo di comunicazione particolare e complesso di cui si parlerà a parte.
Olfatto
Gli odori sono molto importanti per il gatto e ad esso fa affidamento per comunicare e raccogliere informazioni.
I gatti producono vari odori, anche se generalmente noi non ne sentiamo: in generale il gatto è molto pulito e tende a eliminare dal proprio corpo odori troppo forti.
E’ importante sapere che NON va assolutamente bene lavare e profumare il pelo del gatto: create uno stress!Se il vostro micio ha per forza bisogno di un bagno, usate prodotti neutri e con meno profumo possibile.
I gatti hanno ghiandole odorifere speciali su tutto il corpo, tra cui: mento, alla base dei baffi e sulle guance, alla base delle orecchie, tra le dita , alla base della coda e sulla coda.
Gli odori emessi servono al gatto per comunicare e lasciare traccia di se stessi.
Alcuni sono forti (come quelli emessi con le urine), altri non sono percepibili dall’uomo. Dalle ghiandole odorifere vengono emessi feromoni che indicano la proprietà del territorio e se presenti più gatti, essi mescoleranno i propri feromoni negli stessi punti.
La marcatura del territorio in cui vivono rende l’ambiente rassicurante e se l’odore viene eliminato, correranno a strofinarsi per ripristinarlo.
Non a caso alcuni prodotti per ridurre lo stress del gatto contengono proprio estratti di questi feromoni. Il problema è che non sempre funzionano, perché ogni gatto ha la sua specifica miscela di feromoni che lo distingue, e non sempre risponde a miscele create dall’uomo.
Ci avrete fatto caso, spesso si strofinano su di noi perché noi ci laviamo, e ci cambiamo abito spesso e eliminiamo i loro odori. Naturalmente a questo comportamento, si associa un qualcosa di piacevole e il gatto si strofina anche quando semplicemente vuole salutarci.

E qualsiasi nuovo oggetto viene inserito nell’ambiente o lavato è subito sottoposto ad uno strofinio per ricreare un ambiente piacevole e che sa di casa.
In pratica il gatto sottolinea che convive con noi alla pari, e vuole creare attivamente il suo ambiente confortevole.
Tatto e dolore
Fin dalla nascita, il tatto è una fonte primaria di affetto per i gatti. Sin da piccoli si leccano e si appoggiano gli uni agli altri e se accarezzati possono sbavare o impastare per dimostrare l’apprezzamento.
Se il gatto viene manipolato sin da giovane, da adulto apprezzerà il contatto umano anche se poi ogni gatto ha un modo diverso di accettare le coccole.
Alcuni sono più affettuosi, altri poco dopo una carezza o due tendono ad allontanarci. Alcuni apprezzano le carezze, altri preferiscono essere tenuti in braccio o dormire vicino a noi ma senza che vi sia altro contatto.
I gatti cercano spesso il contatto umano, pelle contro pelle. Questa vicinanza viene spesso considerata una richiesta di carezze, ma presto ci accorgiamo che la carezza specie se prolungata lo infastidisce. Il gatto sta su di noi o accanto a noi per una ricerca di calore, appoggio fisico ma l’accarezzarlo può indurre nervosismo e spingerlo ad allontanarsi.
In questo caso il padrone pensa che il gatto sia poco coerente, ma come sempre non abbiamo capito noi cosa voleva. Le vie nervose coinvolte nel contatto e nel dolore sono le stesse, quindi il contatto prolungato e duraturo può diventare per loro spiacevole e doloroso.
Inoltre il pelo del gatto produce facilmente elettricità statica quando lo si accarezza e le scariche elettrostatiche possono dare fastidio e dolore.
Come nell’uomo, anche nel gatto la sensibilità al dolore e al tocco sulla pelle è differente, il che spiega in qualche caso come alcuni gatti si fanno accarezzare più a lungo di altri.
Conclusioni
Già da queste prime informazioni ci accorgiamo che mentre il cane si è perfettamente adattato ai nostri comportamenti spesso errati, perché ha un forte bisogno di comunicare e di vivere a stretto contatto con i membri della famiglia, il gatto ancora oggi dopo migliaia di anni, si è adattato molto meno all’uomo come compagno di vita.
Per questo ho parlato di convivenza e non addomesticamento: il gatto non è addomesticato, non ha cambiato le proprie abitudini di base, ma vive con noi negli stessi ambienti. Se pensate, un cane (tranne qualcuno) non marca continuamente la casa per sentirla sua, al massimo ama che la sua cuccia e i suoi posti preferiti abbiano il suo odore, mentre il gatto si rilassa solo se ha marcato anche noi!
Noi proprietari siamo fortemente ignoranti su quelle che sono le loro esigenze e sui perché di alcuni comportamenti: o li ignoriamo, o pensiamo che i gatti siano semplicemente capricciosi.
Il fascino del gatto invece, e la sfida per chi ne possiede uno, è l’aver accanto un essere indipendente, che nonostante l’influenza umana pretende rispetto. E se non lo riceve, e ha possibilità ci sostituisce con un altro proprietario.
Ad alcuni può sembrare “brutto”, ma in realtà non è affascinante proprio il fatto che il gatto ci sceglie e sceglie di rimanere con noi? Un grande dono, che è nostro dovere ricambiare imparando a parlare “la sua lingua”.
Dehasse Joel- Tutto sulla psicologia del gatto- Point Veterinaire Italie (2005)
John Bradshaw- Cat sense-Penguin books
Dennis C. Turner and Patrick Bateson- The domestic cat- Ed. Cambridge University press
Il contenuto di questo articolo non può essere copiato, divulgato, modificato o reso accessibile a terzi senza previa autorizzazione firmata da parte di Annalisa Barera, autrice.