
Quando si ha un cane o un gatto con dermatite atopica, spesso vengono consigliati cibi commerciali secchi che dovrebbero risolvere il problema come crocchette sensitive, per problemi cutanei e spesso a base di proteine idrolizzate.
Il problema fondamentale è che un UNICO cibo non può risolvere la dermatite del vostro amico a 4 zampe, semplicemente perchè le cause delle dermatiti sono molteplici: intolleranze o allergie alimentari, carenze di vitamine e/o acidi grassi, allergie ambientali, problemi a reni e fegato, etc.
Quindi il primo passo è capire la causa e poi scegliere l’alimentazione più adatta.
Nel caso in cui il vostro cane/gatto ha fatto i test per le allergie ambientali e si è scoperta una allergia agli acari è importante sapere quali alimenti non dovrebbe mangiare.
Gli acari sono parenti stretti di zecche e ragni e in generale dei crostacei (per cui se si è allergici agli acari non sempre si possono ingerire alimenti a base di crostacei), troppo piccoli per essere visti a occhio nudo che vivono normalmente negli ambienti in cui viviamo e nei nostri alimenti.
Gli acari della polvere, si nutrono di cellule rilasciate dalla pelle e prosperano in ambienti caldi e umidi. Nella maggior parte delle case, articoli come biancheria da letto, divani e moquette offrono un ambiente ideale per la proliferazione degli acari della polvere.
Gli acari della farina invece infestano gli alimenti secchi come i cereali, le farine, ma anche verdura e frutta essiccate e alcuni tipi di formaggio. Possono prosperare anche nelle cucine più pulite perché per loro è importante l’umidità e la temperatura e spesso si trovano già nei cibi che compriamo.
Oltre gli acari della farina e della polvere vi sono poi degli acari che si trovano soprattutto nei magazzini di stoccaggio e che spesso provocano gravi reazioni allergiche agli addetti ai lavori. Gli acari del grano (Acarus siro, Tyrophagus putrescentiae) si nutrono di muffe che crescono sul cibo. Gli acari di stoccaggio prosperano in ambienti dove c’è umidità o maggiore umidità, ma si trovano più frequentemente in alimenti secchi come farina, cereali, frutta secca, cereali e alimenti secchi per cani e gatti.
Gli acari della farina e della polvere ( Tyrophagus, Acarus,Lepidoglyphus, Glyciphagus) sono considerati le principali fonti di allergeni per la dermatite atopica. L’allergia agli acari è causata dall’inalazione di una proteina presente nei “detriti” degli acari della polvere, come le loro feci e i loro corpi in decomposizione.
Per quanto detto, se si uccide l’acaro non si elimina l’allergene, in quanto la proteina rimane comunque nell’ambiente sia con le feci che con il corpo dell’acaro. Per questo congelare i cibi o altro ha poco senso.
La reazione allergica avviene sia per inalazione che per ingestione degli acari e dei loro residui.
Le allergie agli acari da deposito sono comuni nei cani e nei gatti. Gli animali domestici sono esposti a questo acaro per ingestione o inalazione quando consumano cibi contaminati. L’immunoterapia (iniezioni di allergia o gocce sublinguali) può essere efficace nel ridurre i segni clinici. Sebbene non sia possibile eliminare gli acari dall’ambiente, le misure di controllo possono essere utili per ridurre l’esposizione di un animale domestico agli acari della conservazione. La maggior parte della contaminazione del cibo secco per animali da parte degli acari della conservazione si verifica una volta che i sacchetti sono stati aperti
I cani/gatti possono essere allergici ai vari tipi di acari e si è visto che si possono avere reazioni crociate tra i vari tipi di acaro: le reazioni crociate indicano che se si è allergici ad un acaro si possono avere reazioni avverse anche in presenza di altri tipi di acaro.
Ad esempio la reattività crociata tra il Tyrophagus e il Dermatophagoides è molto elevata e tale reattività crociata può influenzare l’interpretazione clinica di studi dietetici in cani atopici sensibilizzati a solo uno dei due.
Da molti anni vi sono ricerche sulla presenza di acari nel cibo secco per animali da compagnia, per aiutare la gestione alimentare dei cani e gatti atopici.
- In uno studio del 2008 (1), sono stati presi in considerazione dieci tipi di cibo commerciale per cani e due formati, da 1,5 kg e da 10 kg. Le confezioni, le formulazioni e le dimensioni delle crocchette erano differenti.
I cibi selezionati erano tutti premium ed erano formulazioni per cani con problemi cutanei: 4 crocchette ipoallergeniche con proteine idrolizzate, 3 crocchette con fonti proteiche limitate, 1 crocchetta ricca in acidi grassi e 2 crocchette finalizzate al miglioramento del pelo. Alcune confezioni sono state aperte per le analisi all’inizio dell’esperimento e poi sono rimaste aperte per sei settimane, mentre altre confezioni sono state aperte, analizzate e ben richiuse per sei settimane.
Lo studio è stato condotto sia in primavera che in estate e mentre alcuni campioni sono stati conservati in condizioni igieniche controllate altri sono stati conservati in un canile.
All’apertura iniziale delle confezioni non è stata rilevata la presenza di acari in alcun prodotto utilizzando il solo microscopio ottico, ma analizzando in modo approfondito tre tipi di crocchette già contenevano corpi di acari.
Nelle confezioni conservate in ambienti controllati dal punto di vista igienico che all’inizio non contenevano acari, anche se aperte, non sono stati trovati acari. Invece nelle confezioni conservate nel canile, in tutti i sacchetti aperti dopo 10 giorni si sono trovati acari(attenzione quindi a chi vende prodotti sfusi) e in tre confezioni aperte e poi richiuse.
Alla fine dell’esperimento, dopo sei settimane, in tutti i sacchetti aperti c’erano acari.
A prescindere quindi che il cibo esca già contaminato o esente dalla fabbrica, sia con acari vivi che morti, anche le condizioni in cui viene conservato il mangime possono contribuire ad una contaminazione successiva all’apertura. E non basta richiudere bene dopo che si apre, in quanto anche questo tipo di conservazione, in ambiente non controllato, ha portato alla contaminazione di molti campioni.
Anche l’umidità elevata e temperature tra i 25 e i 30 gradi favoriscono la contaminazione sia di acari che di muffe.
- In un lavoro del 2010 (2), si è studiata la capacità dell’acaro Tyrophagus e di alcune muffe nei cibi commerciali per cani. E si è ulteriormente dimostrato che l’umidità ambientale ha un grosso impatto sulla proliferazione degli acari, in quanto a bassa umidità gli acari non solo non si riproducevano ma morivano. Naturalmente ciò conta poco se il cibo è già contaminato, ma tenere il cibo in luoghi asciutti dovrebbe minimizzare anche le contaminazioni.
- Nel 2014 (3) è stato ripetuto in Australia uno studio sulla contaminazione del cibo secco per cani in confezioni aperte e chiuse. Sono stati presi in considerazione nove marchi di cibo utilizzando sia confezioni chiuse sia confezioni aperte nelle case di Sidney e Canberra, Australia. Il lavoro ha portato alla conclusione che c’erano contaminazioni sia all’apertura dei sacchetti nuovi (quindi contaminazioni in fabbrica) sia dopo l’apertura e la conservazione nelle case. E’ un dato anche più preciso del primo lavoro fatto nel 2004 perchè si poteva pensare che i canili fossero luoghi particolarmente sporchi, ma a quanto pare anche nelle case avviene facilmente la contaminazione.
- Ancora nel 2019(4), una ricerca comparativa tra vari lavori su cibo e acari della North Carolina State University (sponsorizzata da Royal canin), spiega che nelle crocchette ricche di proteine e grassi si trovano spesso acari del genere Tyrophagus putrescentiae e poiché anche se all’origine (quando si apre la prima volta un pacco di mangime) la presenza di acari è molto bassa o nulla, quando non si è sicuri dei risultati o della presenza di acari nel cibo è meglio eseguire diete privative con cibo fresco!
Da questi lavori si capisce come l’utilizzo di cibo secco, seppure pensato per problemi di dermatite atopica, sia da escludere a priori in una una dieta per animali allergici agli acari, per la loro possibile presenza sia all’apertura che dopo la conservazione, anche in luoghi idonei.
Il contenuto di questo articolo non può essere copiato, divulgato, modificato o reso accessibile a terzi senza previa autorizzazione firmata da parte di Annalisa Barera, autrice. Metodo Barera®
- Evaluationof storage mite contamination of commercial drydog food– PilarBrazis*, Montserrat Serra*, Alex Sellés*, FabienneDethioux†, Vincent Biourge† and AnnaPuigdemont VetDermatol. 2008Aug;19(4):209-14.
- Tyrophagus putrescentiae mites grown in dog food cultures and the effect mould growth has n mite survival and reproduction. Canfield MS1, Wrenn WJ. Vet Dermatol. 2010 Feb;21(1):58-63
- Storage mite contamination of commercial dry dog food in south-eastern Australia.
Hibberson CE1, Vogelnest LJ. Aust Vet J. 2014 Jun;92(6):219-24.
- Olivry, T., Mueller, R.S. Critically Appraised Topic on Adverse Food Reactions of Companion Animals (8): Storage Mites in Commercial Pet foods. BMC Vet Res15, 385 (2019). https://doi.org/10.1186/s12917-019-2102-7